Stumento infallibile per lanciatori di stelle.
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Autore: Andrea Zelio Bortolotti
Oggetto: metafisica celeste
Data e periodo di realizzazione: anno 2000
Dove: Musile di Piave, sotto il portico a casa dell’artista.
Dimensione: 2 m
Luogo di attuale conservazione: Brescia
Materiali: Da punto di vista della costituzione fisica della materia, siamo in presenza di una lamella di legno compensato, alta due metri e larga tredici centimetri, distanziatore di gomma, spaghi e un sasso del fiume Piave raccolto nella grave di Papadopoli.
Tecnica: terre e vernici preparate dallo stesso artista. Procedimento: la lamella tenuta in tensione da uno spago, come se fosse un arco, parte da circa un metro e mezzo sopra la parte superiore della lamella, passa attraverso due fori messi ai lati della parte superiore; lo spago che è diviso in due si ricongiunge nella parte inferiore e passa da un foro al centro della tela, quindi, se la lamella la vediamo di profilo ha la forma di una mezza luna, tesa come un arco.
Stile: una parola polisemica racchiude l’arte di Andrea Zelio, la saudade brasiliana.
Motivazione: ricerca di uno spazio perduto, uno strumento che ha capacità di ricordare cose credute irreperibili per sempre.
Iconografia: tensione dell’arco, concetto essenziale della frattura e ricerca spaziale.
Iconologia: ars memoriae, metafisica, emozione di sorpresa per ciò che la nostra mente crede perduto ma che persiste nel ricordo inconscio.
Titolo
Strumento infallibile per lanciatori di stelle è un nome lungo, come capita spesso nelle opere di Andrea Zelio, dove i titoli sono importanti perché hanno una propria identità e un autonomo pensiero e questo contribuisce a creare un matrimonio con l’opera stessa.
Fa parte di una serie di tele che appartengono agli strumenti per lanciatori di stelle, che si assomigliano tutte nella forma, ma si differenziano per il contenuto pittorico.
Oggetto
Questa particolare tela rappresenta uno strumento metafisico che interagisce con il visitatore e che alimenta la curiosa necessità di provare con le due mani a piegare l’opera, come si fa con un arco. La tensione dello spago, genera poi un campo stretto come una feritoia.
Il campo è un rettangolo di varie dimensioni che tutti gli artisti delimitano e Andrea Zelio ne ha scelto uno di arcaica memoria: quel ponte stretto come un capello di cui ci parla la tradizione graelica, che è difficilissimo attraversare, ma che conduce verso la verità di noi stessi.
Quest’opera spinge ad andare a vedere, cosa accade quando, in una minima sezione di questo rettangolo, isoliamo una piccola fettina ed entriamo dentro la fessura che si crea:” Questo è abbastanza imbarazzante” ci confida l’artista “ nel senso che è una operazione a cui il visitatore non è abituato e accadono delle reazioni strane, perché l’immagine che noi vediamo è parte di una immagine più complessa, che non sappiamo com’è nella sua interezza, perché nello Strumento, non esiste il supporto, né a destra né a sinistra. Chi guarda l’opera, immagina che c’è sicuramente qualcosa, perché ci sono linee, diagonali, un vero e proprio spazio…ma, di fatto, non sa cosa”. In Andrea Zelio la ricerca spaziale nasce anche dalla passione per la prospettiva: “Nelle mie opere troviamo sempre applicata la prospettiva, che viene messa, però, a dura prova perché continuamente deformata. Dopo i miei studi giovanili su questo fondamentale aspetto dell’arte, per molto tempo ho elaborato rendering per gli studi di architettura e le prospettive, a mano e colorate, dovevano essere più reali possibili. Paradossalmente, la prospettiva è uno strumento usato per non far vedere delle parti delle cose e quando smisi il mio lavoro per lo studio di architettura, ci fu una rivolta dentro di me; iniziai ad agire sulla prospettiva in maniera personale, iniziai a deformare le cose, quindi in realtà, quello che troviamo dentro le immagini, non è un mondo reale, ma illusioni. Dentro le feritoie sono riconoscibili degli oggetti che si muovono nello spazio, che poi alla fine non sono altro che costruzioni e architetture riconoscibili ma con una identità dubbia, perché parti di architetture industriali si contaminano con edifici di altra natura. Ecco perché gli Strumenti sono infallibili, perché permettono di vedere non tutto il mondo, ma solo una parte, quella dove si lancia il mio sguardo.”
Anno | |
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Artista | |
Tecnica | |
Tecnica | Terre colle e vernici su legno spaghi e sassi del Piave. |
Dimensioni | 203 x 13 cm |
Descrizione breve |
Domande di carattere generale
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